ANCONA – Un pastrocchio la riforma
costituzionale. “Sfido chiunque a leggere il testo attuale e quello che ne
verrebbe fuori”. Felice Casson, vicepresidente della commissione Giustizia in
Senato ed ex magistrato, non ha dubbi. Vedi il nuovo articolo 70, un giro di parole
da contorsionisti contro l’attuale che è semplice e chiaro. Nove parole contro
438. Lo spiega bene durante un incontro ad Ancona e Osimo.
“Bisogna dire “no” a questa riforma. E’
pasticciata non solo tecnicamente ma anche dal punto di vista giuridico. Vogliono ridurre i costi? Bastava dimezzare il
numero dei deputati e lasciare solo 100 senatori, però eletti”.
Cosa
le dà più fastidio di questo referendum?
“La propaganda, falsa e bugiarda, e la
virulenza messa in campo. E’ in atto una manovra spregiudicata che in alcuni
casi rasenta l’intimidazione politica”.
Renzi
è in malafede?
“Non solo. Ha voluto impostare la
campagna come fosse l’atto finale di chissà quale partita. Mettendosi in gioco
in prima persona: se vince il “no” vado a casa. Un ricatto inaccettabile”.
Quali
sono le principali bugie?
“Che verrà superato il bicameralismo. Ma
con la riforma invece del bicameralismo perfetto ne avremo uno pasticciato. Non
ci sarà una semplificazione della formazione delle leggi. Oggi abbiamo il
passaggio da un unico iter, domani avremo sette o otto diversi modi di fare le
leggi con possibilità di conflitti che non si sa come verranno risolti. Solo
pensare ad un Senato "a formazione progressiva", in ragione delle
diverse scadenze degli organismi territoriali, non fa che marcare il tasso di
incertezza, confusione ed irragionevolezza, sol che si provi ad immaginare come
potranno svolgersi i lavori di commissione e d'aula. Proporre inoltre
l’elezione del Senato in forma diretta nei consigli regionali rischia di dare
spazio alle peggiori clientele politiche territoriali”.
E
nessun risparmio?
“Penso che la democrazia non si debba
misurare con questo passo. Attualmente
la spesa del Senato rappresenta lo 0,06% dell’intero costo dello Stato. Meglio
allora sospendere i programmi di spesa per gli F35”.
Perché
l’ambasciatore Usa Phillips si è scomodato a dare man forte a Renzi?
“Non è casuale. E in poco tempo si è
intromesso in due occasioni importanti.
A marzo per forzare la mano a favore di un intervento militare
dell’Italia in Libia senza pensare a rischi ed equilibri politici, e ora questo
tentativo maldestro. Oltre a denunciare la grave ingerenza vorrei chiedergli se
davvero sa di che cosa si tratta”.
Che
scenario si aprirebbe se vincesse il “sì”?
“Intanto sono sicuro che il “sì” non
vincerà. In caso contrario, congiuntamente all’Italicum c’è il rischio di una
concentrazione del potere a capo di un solo partito o movimento. Ci si
avvierebbe a un premierato assoluto privo di adeguati contro-poteri con effetti
non trascurabili sulla formulazione di leggi che riguardano i diritti fondamentali
dei cittadini, l’elezione del Csm, la dichiarazione dello stato di guerra. Va
ricordato che la verifica paritaria delle due Camere su queste materie abbia
costituito un baluardo di libertà e democrazia, magari anche solo correggendo
banali errori della prima lettura. Negli anni passati, vorrei segnalare che è stato proprio il
Senato, con la seconda lettura, ad aver bloccato le leggi liberticide di
Berlusconi, la legge bavaglio sulla libertà di stampa, le limitazioni alle
intercettazioni”.
E’
dunque importante votare “no”?
“E’ fondamentale. E’ in gioco la stessa
democrazia e il rapporto equilibrato fra i poteri dello Stato. E’ inoltre
importante che, quando si mette mano a una Costituzione, questa possa durare
nei decenni e non qualche anno come succede ai nostri governi”.
Quale
è allora il suo appello?
“Questa riforma va respinta. Bisogna
votare “no”. A chi ha qualche dubbio consiglio di prendersi qualche minuto per
leggere la Costituzione attuale e confrontarla con il testo pastrocchiato che
ne verrebbe fuori. Non ho dubbi su dove cadrebbe la scelta. Basta scorrere il
testo degli articoli 10, 81 e 117 per rendersi conto del guazzabuglio. Per di
più, come segnalano i "tecnici" del Senato nel loro dossier, in
assenza di una norma che possa dirimere incertezze e conflitti tra gli stessi
Presidenti delle due Camere. Quali le conseguenze? Possibili rischi di ricorsi
a non finire sulla attribuzione di competenze tra le due Camere, per un
procedimento legislativo che si voleva semplificare, ma che si rivela invece
più complesso e farraginoso”.
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