giovedì 14 ottobre 2021

SOLIDARIETA’ ALLA CGIL DI JESI

 SOLIDARIETA’ ALLA CGIL DI JESI

 

L’Anpi provinciale di Ancona considera inquietante il ritrovamento di una bottiglia incendiaria accesa davanti i cancelli della sede della Cgil di Jesi.

 

Esprimiamo piena solidarietà alla Cgil di Jesi e a tutta la Cgil già colpita dal l’assalto squadrista e fascista

 

Ribadiamo la necessità che vengano immediatamente sciolte, tutte le organizzazioni che si rifanno al fascismo che è, se ancora non fosse chiaro, un crimine!

 

La prima grande risposta unitaria sarà data dalla partecipazione popolare alla manifestazione di sabato a Roma e da tutte le iniziative unitarie che saranno promosse dalla rete democratica e antifascista Uniamoci per salvare l’Italia.

 

MAI PIU’ FASCISMI

 

 

 

 

ANPI COMITATO PROVINCIALE ANCONA




venerdì 8 ottobre 2021

CAVE SUL MONTE SANT'ANGELO DI ARCEVIA: DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI GIANFRANCO PAGLIARULO

 Sono stato portato a conoscenza del programma di attività estrattive nel bacino di Monte Sant’Angelo. Faccio mie le considerazioni critiche del Sindaco di Arcevia e del Comitato provinciale dell’ANPI di Ancona e mi permetto di aggiungere una riflessione: la memoria è un valore sociale collettivo, una sorta di bene comune riconosciuto dalla legge regionale del 2020 grazie a cui esiste il Parco della Memoria e della Pace. Elemento di tale memoria è il paesaggio, tanto più essenziale quanto più quei luoghi, quelle terre, quelle case sono stati muti testimoni della barbarie nazifascista. In tal caso quel paesaggio diventa sacro e perciò inviolabile perché rappresenta il naturale perenne monumento al sacrificio di una comunità.

Violare perciò la terra del Monte Sant’Angelo di Arcevia vuol dire procurare una ferita irrispettosa della memoria locale, ma anche della memoria nazionale troppe volte, negli ultimi anni, colpita da una campagna di negazione dei valori della Resistenza; aggiungo che tale progetto sembra per di più di dubbia utilità anche ai fini di un’impresa produttiva.


lunedì 4 ottobre 2021

Salviamo il Monte Sant'Angelo di Arcevia dalle cave.

 

Con l’Atto del Consiglio n.27 del 29-07-2021, avente per oggetto “Programma provinciale Attività Estrattive (PPAE)- Variante parziale per completamento programmazione . Approvazione definitiva” la Provincia di Ancona, all’unanimità salvo una astensione, ha riattivato il percorso che porterà alla realizzazione del bacino estrattivo di Monte Sant’Angelo, riaprendo clamorosamente il “discorso cave”, che sembrava chiuso dopo la sentenza del Consiglio di Stato del 2014.

La posizione dell’Anpi sull’intera operazione resta quella di totale avversione, per le motivazioni di seguito illustrate.

Fin dal mese di settembre 1943 il Monte Sant’Angelo di Arcevia, per la sua raggiungibilità e per la sua difendibilità ha costituito la sede naturale di rifugio e di nascondimento per i primi “partigiani” : è qui che anche sulla traccia dei preesistenti camminamenti dei boscaioli si consolidano e si sviluppano sui quattro versanti del monte i sentieri partigiani, percorsi quotidianamente per tutte le operazioni di approvvigionamento, di collegamento e di comunicazione. La presenza delle cave sconvolgerà questa geografia, cancellerà molte tracce, impedirà una rinnovata e consapevole fruizione dei luoghi.

Le pendici del monte, soprattutto quelle del versante ovest, sono state ripetuto teatro di scontri armati con le guardie della Repubblica di Salò, lì collocate a custodia e sorveglianza della vicina miniera di zolfo di Cabernardi. L’esito di tali scontri fu sempre favorevole ai partigiani, i quali ebbero cura di trattare civilmente alcuni militari fatti prigionieri. Anche in questo caso la presenza di cave impedirebbe una percezione e una rappresentazione unitaria del contesto ambientale, configurandosi come presenza incoerente e contraddittoria in uno scenario ad alta densità storica, che non può essere ridotto alla sola evidenza del Memoriale.

Una inesorabile cronologia ci conduce al 4 maggio 1944, data che resterà per sempre incisa nel calendario civile della comunità locale, provinciale, regionale e nazionale. Fu portato a termine un feroce rastrellamento da parte dei nazifascisti, senza alcun riguardo per le cose e le persone. Sulla sommità del monte, in modo particolare presso casa Mazzarini,nel paese di Montefortino posto ai piedi della prima falda del monte, sotto le mura di San Rocco ad Arcevia spesso di fronte alla popolazione impietrita, si consumarono un indicibile scempio e un insopportabile sacrificio. In questa coralità del dolore e della sofferenza è il monte intero nella sua composta gentilezza a conservare una memoria viva di sangue, di grida, di occhi sbarrati e a respingere con ferma determinazione ogni tentativo di invasione di pensieri e di pratiche che nulla hanno a che fare con la sacralità che il monte conserva e testimonia.

Prima di giungere al mese di agosto del 1944, quando fu liberato tutto il territorio di riferimento, si vuole segnalare anche una vicenda riservata e poco nota che il monte ha vissuto e che rientra a pieno titolo nel suo corredo di ricchissimo e duraturo patrimonio ideale. Le case alle pendici del monte per l’innato senso di generosa ospitalità dei suoi abitanti contadini alla cui formazione avevano di sicuro contribuito anche l’antropologia e l’economia del monte, salvarono dalla folle furia delle leggi razziali alcune famiglie ebree.

Nell’irrinunciabile racconto ai giovani, che caratterizza la nostra Associazione, i luoghi conservati del museo a cielo aperto possono essere toccati e sentiti per meglio inverare i valori ereditati, neutralizzando la pericolosa o eccessiva immaterialità contemporanea

Ne deriva che niente di tutto ciò potrà essere alterato o distrutto, che non c’è alcuna convenienza economica che possa prendere il posto di una eredità così intensa, così morale, così politica.

Piace ricordare che Arcevia partecipa all’Area Pilota per l’attuazione della Strategia Nazionale delle Aree Interne a  testimonianza di una visone strategica di tutt’altro segno consono con il rispetto della storia, dell’antropologia e del paesaggio e, sulla base della Legge Regionale n.35 del 2020, è titolare, per la provincia di Ancona, del  Parco della Memoria e della Pace.