domenica 5 marzo 2017

L'8 MARZO 2017 NEL NOME DI TUTTE

L'8 MARZO 2017 NEL NOME DI TUTTE
Partigiane, Mamme, Lavoratrici, Nonne, Bambine, Emigrate,
Resistenti, Umiliate, Vincenti, Violate, Combattenti,
DONNE SEMPRE
Era la fine della Seconda guerra mondiale quando in Italia si festeggiò nuovamente la Festa
della donna, un appuntamento praticamente inedito, che aveva fatto la sua comparsa nel 1922
per essere poi vietato dal fascismo.
L'Italia era un paese allo stremo, affamato di futuro, che stava ricominciando a vivere e a
curare le sue ferite. Le militanti dell'Unione donne italiane (Udi) si prodigarono intensamente
nell'organizzare quell' 8 marzo del '46, dandogli un respiro nazionale, affinché fosse il segno di
una nuova era di diritti.
A Roma fin dalla Liberazione, avvenuta nel giugno '44, i ai partiti che avevano contribuito alla
Resistenza lavorarono per ricucire tessuti sociali e politici atrofizzati dalla dittatura, per
immaginare il Paese del domani aprendo riflessioni e dibattiti sulla stampa ormai libera di
circolare.
Fra quei fogli vi era anche 'Noi donne', voce dell'Udi, il cui primo numero venne stampato in
clandestinità a Parigi nel 1937, per iniziativa delle antifasciste esuli oltralpe.
Ricordando i primi numeri che uscirono nella capitale Nadia Spano, antifascista, fra le fondatrici
dell'Unione e di 'Noi donne' - che diresse fino al '45 - scriveva: “Può sembrare strano il fatto
che accanto alle rivendicazioni del voto alle donne, problema di grande valore politico, sociale,
di costume, si associassero richieste minute per superare lo stato di emergenza. Credo che fosse
inevitabile: le famiglie vivevano in condizioni drammatiche, i problemi del quotidiano urgevano,
dovevamo in ogni occasione farcene carico”. E tuttavia “le donne non volevano dimenticare, ma
erano stanche di orrori, volevano guardare avanti, costruire una vita che fosse diversa e
tuttavia che tornasse ad essere normale, che non fosse comunque dominata dalle assenze, dalle
privazioni e dalla paura.

Per tale motivo la Festa dell'8 marzo 1946 non poteva che incarnare questa Italia libera, della
pace, punto di inizio di una nuova fase della storia femminile. Quella giornata rappresentò un
momento aggregativo e identificativo forte, gioioso e combattivo insieme.
In quell'occasione venne scelta la mimosa quale simbolo.
Oggi...un rametto di mimosa a ricordo anche di Teresa Mattei e Rita Montagnana che la scelsero
come fiore simbolo della Giornata internazionale della donna...un fiore povero, diffuso, che fiorisce
nei primi giorni di marzo, non ha un costo eccessivo ed è alla portata di tutti.
Il fiore-simbolo della Giornata internazionale della donna è stato scelto da due donne appunto. Due
partigiane protagoniste delle lotte femminili e della storia del loro tempo.
Teresa Mattei, detta Teresita, era nata a Genova nel 1921. Antifascista sin da giovanissima, nel
1938 venne espulsa da tutte le scuole del Regno per aver rifiutato di assistere alle lezioni in difesa
della razza. Partecipò alla lotta di liberazione di Firenze. A lei e al suo gruppo combattente si ispirò
Roberto Rossellini per l'episodio fiorentino di Paisà. Con altri organizzò l'attentato a Giovanni
Gentile, che lei conosceva dai tempi dell'università. «Per fare in modo che i gappisti incaricati
dell'agguato potessero riconoscerlo», raccontò in seguito, «alcuni giorni prima li accompagnai
all'Accademia d'Italia della Rsi, che lui dirigeva. Mentre usciva lo indicai ai partigiani, poi lui mi
scorse e mi salutò».
Rita Montagnana, nome da partigiana, Anna, discendeva da una grande famiglia ebrea di
tradizioni socialiste. A quattordici anni, dopo la morte del padre, andò a lavorare in una sartoria con
l'obiettivo di imparare un lavoro manuale. Aderì da subito agli scioperi delle sarte torinesi e
cominciò il suo impegno in difesa delle lavoratrici, muovendosi tra il circolo femminile «La
Difesa» e i comitati regionali femminili. Fino a diventare rappresentante delle comuniste italiane
alla seconda conferenza femminile internazionale del 14 giugno del 1921 a Mosca.
Le strade di Teresita e Anna si incrociano proprio nelle fila del Partito comunista italiano. Rientrata
in Italia nel 1944 e poco dopo pubblicò i suoi Ricordi dell’Unione Sovietica. Ma, più che una
scrittrice, era una donna d'azione e assunse la leadership dell’organizzazione femminile del partito.
Teresita invece aderì al Pci solo nel 1943, diventando per tutti la “partigiana Chicchi”. Dopo la
guerra, si presentò alle elezioni per l'Assemblea costituente e, a 25 anni, fu la più giovane deputata
in Parlamento. Appassionata e combattiva, fu lei a firmare la versione definitiva dell’articolo 3
della Costituzione sull’uguaglianza di tutti i cittadini.
... qualche ricordo e l'occasione giusta per festeggiare in grande la festa della donna. Anche con
un simbolo. Magari un fiore.
ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, Ente Morale D.L.N. 224 del 5 aprile 1945
Piazza Roma 22 - 60122 Ancona
telefono e fax 071-203237
Email: anpiancona@libero.it

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